Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 26 novembre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Autismo: TOP2a controlla una rete di geni implicata nell’autismo e apre un nuovo orizzonte di conoscenza. Il comportamento sociale è innato nell’uomo e in molte specie animali, ma conosciamo ancora poco delle sue basi genetiche e del modo in cui si sviluppa nella prima infanzia. Randall T. Peterson e colleghi della University of Utah hanno individuato in TOP2a un gene che controlla una grande rete di geni associati al rischio di autismo. Alterazioni di questo gene sembrano associate negli animali a difficoltà sociali che ricordano i sintomi dell’autismo. I ricercatori ipotizzano che TOP2a costituisca un ponte tra fattori ambientali e genetici che favoriscono lo sviluppo di ASD (autism spectrum disorders). Molecole che sopprimono TOP2a durante lo sviluppo causano l’attivazione di un gruppo di altri geni che perturbano lo sviluppo del cervello e accrescono il rischio di autismo. Gli antibiotici della classe dei fluorochinoloni se agiscono durante lo sviluppo possono sopprimere TOP2a.

TOP2a interagisce col gruppo di proteine PRC2 controllando numerosi geni associati al comportamento autistico. Con sorpresa, i ricercatori hanno rilevato che con un farmaco sperimentale (UNC1999) che inibisce le PRC2 potevano ristabilire la socialità nei modelli murini di ASD. Peterson e colleghi hanno per ora individuato solo quattro composti in grado di inibire TOP2a, ma sono convinti che si tratti della punta emergente di un iceberg di sostanze in grado di produrre l’inibizione del gene facilitando lo sviluppo di ASD. Naturalmente, è prematura ogni estensione di questi risultati alla realtà umana e saranno necessari molti studi per accertare, verificare e definire con precisione la portata di questa nuova acquisizione. [Fonte: “Top2a promotes the development of social behavior via PRC2 and H3K27me3”. Science Advances, Nov. 23, 2022].

 

La sindrome di Down come la malattia di Alzheimer è una patologia da prioni. Da decenni si conosce e si studia la degenerazione cerebrale precoce e istologicamente simile a quella alzheimeriana nella sindrome di Down, ma ora un team di ricerca di cui fa parte Stanley Prusiner, scopritore dei prioni, ha accertato in un nuovo studio che due patologie così differenti per eziopatogenesi, apparentemente con due soli elementi di fisiopatologia molecolare condivisi (β-amiloide e taupatia), hanno in comune la componente patogenetica prionica. Infatti, nella trisomia 21 sono attivi gli stessi prioni βA e tau dimostrati nel 2019 per l’Alzheimer. [Fonte: UC San Francisco, Nov. 22, 2022; v. anche PNAS USA Nov. 7, 2022].

 

Anche piccole dosi di alcool in gravidanza alterano lo sviluppo del cervello fetale. Erano già noti gli effetti nocivi dell’alcool etilico assunto in gravidanza sulla neuroembriogenesi dell’encefalo fetale, ma ora un nuovo studio MRI ha rilevato alterazioni di struttura e lieve ritardo di sviluppo nel cervello in formazione per l’assunzione di dosi da minime a moderate. [Fonte: Radiological Society of North America, Nov. 22, 2022].

 

Apelin potrebbe essere efficace nel trattamento del danno cerebrale ischemico acuto. Apelin, l’ormone peptidico scoperto da Fujino nel 1998, di cui si conoscono le proprietà ipotensivanti mediate da aumento dell’assunzione di acqua e della diuresi, e neuroprotettive con vari meccanismi, è stato oggetto di numerosi studi preclinici. Un’accurata rassegna, condotta da Luo e colleghi, mostra che apelin protegge dal danno della tossicità eccitatoria, dallo stress ossidativo, dall’induzione dell’apoptosi neuronica e, soprattutto, sembra svolgere un ruolo protettivo dopo il danno da ischemia-riperfusione cerebrale, mostrando buone potenzialità terapeutiche. [Cfr. Luo H., et al., Am J Transl Res 14 (10): 7260-7267, 2022].

 

I genotipi di rischio per lo sviluppo di malattie neurologiche e psichiatriche sono stati valutati male. È a tutti ben presente l’importanza della ricerca genetica per le malattie neurologiche e psichiatriche, dunque è del massimo interesse rendersi conto se i modelli interpretativi dei dati di laboratorio finora adottati sono sbagliati. Un nuovo studio dimostra con lucida precisione i punti deboli delle interpretazioni correnti. L’osservazione di correlazione genetica tra tratti umani disparati è stata finora considerata come evidenza di un’estesa pleiotropia. Richard Border e colleghi hanno introdotto una spiegazione alternativa basata sul cross trait assortative mating. La conclusione cui giungono gli autori dello studio è che i lavori correnti hanno sovrastimato la reale somiglianza genetica fra molti fenotipi. [Cfr. Science 378 (6621): 754-761, 17 Nov. 2022].

 

Esiste realmente la dipendenza da esercizio motorio? Secondo Mike Trott e Lee Smith della Anglia Ruskin University esiste una exercise addiction e si distingue da un’abitudine non patologica per alcuni caratteri: 1) sentire la compulsione a fare sempre più esercizi e/o ritenere di non averne fatti mai abbastanza, 2) continuare ad allenarsi nonostante infortuni, 3) manifestare una grave sindrome da astinenza qualora si interrompa il regime di allenamento, 4) mancare a importanti eventi sociali per allenarsi.

La sindrome non è attualmente riconosciuta dall’APA né dall’OMS, ma Trott e Smith si stanno impegnando per il suo riconoscimento.

Alcuni nostri colleghi hanno condotto una breve indagine, prendendo le mosse dall’esperienza personale, e hanno accertato che, nei rari casi sospetti, i pazienti erano sempre affetti da altri disturbi e, in particolare, disturbi dell’alimentazione tipo anoressia-bulimia, disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) e disturbo dismorfico del corpo. Inoltre, nei casi pubblicati in cui non si menziona un disturbo “principale”, semplicemente non si è proceduto ad accertarlo diagnosticamente. La nostra opinione è che non esista una “dipendenza da esercizio motorio” in quanto tale, anche perché l’attività fisica da sola non induce l’alterazione funzionale del circuito VTA-accumbens delle sostanze psicotrope d’abuso, e il bisogno compulsivo di esercizio compare quale sintomo sostitutivo in un adattamento già psicopatologico, oppure nel quadro di un disturbo che ne è la causa. [Fonte: The Conversation – riportato in Neuroscience News del 20 Nov. 2022].

 

L’influenza dell’estetica sull’etica rivela una radice psicologica del pensiero filosofico. Nietzsche, ovvero l’Anticristo per eccellenza, scrive: “Il colloquio di Pascal con Gesù è più bello di qualsiasi cosa del Nuovo Testamento! È l’affabilità più malinconica che abbia mai preso la parola”[1]. E Salvatore Natoli commenta: “Eppure quest’ispezione del sé ha reso possibile una più accurata anatomia del carattere, ha posto le premesse per una scienza delle passioni”[2]. L’estetica che modifica la propria etica è un “ciò che voglio” che influenza il “ciò che devo”; ma nella realtà pratica c’è il limite dato dalla capacità di mettere in atto il proprio pensiero, ossia il “ciò che posso”, e Adam Smith scrive: “La più perfetta conoscenza delle regole, se non sostenuta dal più perfetto dominio di sé, non sempre renderà capaci di compiere il proprio dovere”[3]. E proprio questa questione è al cuore delle ragioni del nostro Seminario Permanente sull’Arte del Vivere, come è stato osservato nel nostro incontro di martedì scorso. [BM&L-Italia, novembre 2022].

 

La Tortorina occhiblu, l’uccello più raro del mondo, induce una riflessione nuova sull’estinzione. La scoperta di 4 nuovi esemplari nel 2019 da parte di una squadra di “SAVE Brasil” nel Parco di Botumirim (Minas Gerais) di Colombina cianopis (Tortorina occhiblu), in Brasile detta Rolinha-do-planalto (Colombina dell’altopiano), ha fatto esultare ornitologi e ambientalisti di tutto il mondo, in quanto la specie aviaria dagli occhi blu fino al 2015 era considerata estinta da 75 anni[4]. In questi giorni si sta facendo il punto sulle possibilità di evitare il rischio di estinzione grazie alla protezione nel Parco di Botumirim.

Le principali ragioni ambientali di estinzione delle specie animali sono a tutti note, e combatterle dovrebbe costituire un impegno civile e politico planetario, ma alle cause di decimazione o sterminio diretto si aggiungono le ragioni di mancato adattamento rilevanti in termini neuroscientifici. Infatti, esistono molte specie aviarie – ad esempio tra i Corvidi in Asia e in America – che hanno sviluppato strategie di adattamento straordinarie in ambienti ostili, riuscendo a sopravvivere grazie al loro comportamento. Tali strategie si studiano sia in termini di intelligenza animale che di peculiarità morfo-funzionali cerebrali. [BM&L-Italia, novembre 2022].

 

Gli ominidi 780.000 anni fa cucinavano il pesce: 600.000 anni prima di Homo sapiens. La scoperta dei fossili nei pressi del lago preistorico di Hula nel territorio attraversato dal fiume Giordano, pubblicata in questi giorni su Nature Ecology & Evolution, testimonia che già nel Paleolitico gli ominidi cucinavano il pesce e, visto che non disponevano degli utensili di Homo sapiens, possiamo supporre che lo cuocessero su pietre arroventate. Questo ritrovamento, oltre a riscrivere la storia antropologica dell’alimentazione, ci rende conto della lunghissima diacronia di rapporto evolutivo con questo alimento, prezioso per la salute del nostro organismo in generale e del cervello in particolare. [Cfr. Irit Zohar et al., Evidence for the cooking of fish 780,000 years ago at Gesher Benot Ya’aqov, Israel. Nature Ecology & Evolution – AOP doi: 10.1038/s41559-022-01910-z, 2022].

 

Adattamento psicologico in un tempo ormai privo dei modelli antropologici tradizionali. [Questo breve aggiornamento espone in sintesi i contenuti di una relazione per il Seminario Permanente sull’Arte del Vivere firmata da Giovanna Rezzoni e Monica Lanfredini. Inizialmente lo studio era stato focalizzato sulla perdita del riferimento antropologico alle radici greca e cristiana, con questo titolo: Come stare al mondo dopo la dissoluzione di modelli antropologici millenari. Successivamente è stato sviluppato con riferimento alla dissoluzione anche di modelli affermati in epoche storiche più recenti].

Il concetto di adattamento psicologico, nato da una matrice culturale biologica evoluzionistica, è trattato in psicologia accademica come un processo che si sviluppa nell’interazione tra due sistemi ideali, quello psichico individuale e quello ambientale. Nella realtà intervengono in questo gioco di rapporto numerosi fattori, alcuni dei quali, pur essendo rilevanti e talora condizionanti per la riuscita dell’adattamento, sono poco studiati o del tutto ignorati. La pratica terapeutica medica, psicologica e psichiatrica rende bene evidenti le difficoltà che si incontrano quando, ad esempio, si chiede a un paziente di integrare nelle proprie abitudini un regime dietetico o un’attività motoria quotidiana.

Abbiamo bisogno di ancorare uno stile di vita salutare a un modello di senso da interpretare nel modo che ci è più congeniale, ma che risulti ben definito, così che possa consentirci di conferire direzione alla nostra esistenza, se vogliamo esprimere al meglio e in modo efficace le nostre risorse psicoadattative nella quotidiana ricostituzione dinamica dell’equilibrio fisiologico. L’ancoraggio spesso risulta efficace quando lega una condotta a valori riconosciuti dal soggetto; riconoscimento che avviene su un template di senso implicito, spesso costituito da un modello antropologico.

La progressiva dissoluzione nell’esperienza contemporanea di modelli, sia millenari sia di epoca contemporanea, ha rivelato il ruolo di queste profonde impronte culturali anche per insospettabili aspetti della vita di tutti i giorni.

Senza affrontare il vasto e complesso argomento delle ragioni della perdita di modelli antropologici, riprendiamo qualche spunto emerso dal nostro Seminario sull’Arte del Vivere.

Nietzsche intendeva attaccare le basi antropologiche cristiane della cultura europea e sostituire al Servo Sofferente di Jahvé un uomo che fa di sé stesso un dio pagano: un’impresa destinata al fallimento perché la potenza di ciascun essere umano è relativa e non assoluta, e, soprattutto, va nutrita: una cosa che diventa particolarmente difficile se si distruggono o si sono già distrutti i simboli della speranza. Nel “superuomo” o “oltreuomo”, Nietzsche scambia il proprio stile psichico per una disposizione universale della mente umana.

Ma la pars destruens del pensiero nicciano ottiene successo, contribuendo a minare le certezze ontologiche e metafisiche delle epoche precedenti e confluendo in quelle correnti di opinione diffusa in cui si rintracciano frammenti di positivismo, empirismo logico e scientismo, in una visione meccanicistica dell’universo. Il nihilismo nel Novecento per la prima volta si diffonde oltre le élites culturali facendosi strada nella psicologia collettiva. Mentre l’esistenzialismo costituisce uno sviluppo intellettuale dell’ateismo, in quel secolo prende corpo dalla dottrina socialista il programma ideologico del comunismo, che propone un modello antropologico ateistico che si contrappone quasi specularmente a quello cristiano dal quale prende anche l’espressione “uomo nuovo”.

Anche se emerso in epoca recente, quello comunista è un vero e proprio modello antropologico che, nella prassi politica italiana della seconda metà del Novecento non si oppone più al modello cristiano, ma si pone in alternativa a quello che i pensatori marxisti definiscono “modello borghese dell’uomo”. L’ideologia comunista fa da contraltare alla “religione di stato”, ma condivide ambiti di intervento sociale, quale quello a favore dei meno abbienti e dei disagiati, anche se nell’ottica di ristabilire l’equità economica e non del compiere atti di carità.

Abbiamo citato questi spunti perché rendono evidente il carattere peculiare del rapporto del singolo, attraverso mezzi e strumenti culturali, con realtà sociali e storiche, la cui dimensione garantisce l’evocazione di effetti psicologici rilevanti.

Ricollegarsi ai valori e al senso di un modello antropologico aiuta a conferire significati di appartenenza o di prospettiva a un notevole numero di azioni ed eventi della vita quotidiana, mantenendo attivo il sistema a ricompensa cerebrale ed evitando la frustrazione del vuoto. La chiara coscienza di principi propri del modello e l’abitudine ad agire coerentemente accrescono l’autostima, intesa come fiducia nella propria capacità esecutiva, e la stabilità psicoadattativa, derivante da un regime comportamentale più intenso ed efficiente, che lascia pochi spazi a vuoti e pause, sempre potenzialmente in grado di dare adito al funzionamento entropico associato all’ansia.

A onor del vero è opportuno precisare che l’efficacia individuale di tali modelli è misura più della presa soggettiva del modello stesso sulla singola persona, che di un valore oggettivo, o culturalmente condiviso, proprio del modello. E, pertanto, non deve meravigliare che uno stile di vita contemporaneo, magari in una realtà di radicamento culturale, possa offrire un ancoraggio ai processi psicoadattativi paragonabile a un vero proprio modello antropologico, magari in parte presente per introiezione individuale e collettiva di singoli aspetti del pensare e dell’agire. La differenza è nella debolezza e nella precarietà di questi supporti improvvisati, che solo raramente danno origine nella coscienza a un processo di chiara presa in carico totale di sé stessi, tale da fungere da principio conduttore del soggetto in ogni circostanza e contingenza della vita. [BM&L-Italia, novembre 2022].

 

“Lo stato psicofisico di costante propensione al rapporto sessuale era noto già agli antichi” (in Note e Notizie 12-11-22 Notule). Risposta alla domanda di un lettore.

Domanda: Visto che i poteri straordinari attribuiti allo stato di verginità riguardavano solo dee e ninfe non è azzardato ritenerlo “concezione”, ossia struttura culturale del pensiero?

Risposta: Non è azzardato, sia perché l’idea del potere conferito dalla verginità, dedotto anche dall’aumento della forza di volontà nelle persone che sceglievano la perseveranza in un regime di controllo di sé stessi, era applicato anche alla gente comune, sia perché la convinzione era diffusa nel mondo antico, ben oltre il rispetto e il potere riconosciuto alle vestali e ben oltre il mondo greco-romano e il genere femminile: basti pensare al mito di Sansone, i cui capelli lunghi sono un simbolo della rinuncia al ruolo sessuale maschile.

Il collegamento col divino nelle trame mitiche o leggendarie spesso serve a spiegare la qualità straordinaria o soprannaturale dei poteri conferiti dalla verginità, che in qualche caso si riassumono nella possibilità (esemplare) di essere esauditi dagli dei.

È questo il caso di una fanciulla romana di nome Claudia Quinta. Cibele, dea di origine frigia, era entrata nella mitologia greca mediante l’identificazione con Rea, madre di Zeus, perché ne condivideva la personificazione idolatra del concetto di Madre Terra; il suo culto si era poi diffuso a Roma, dove era definita Bona Dea, mediante un ulteriore processo di identificazione con una divinità di sostrato. Nel 205 a.C., durante la seconda guerra punica, fu resa pubblica la seguente storia. La Sibilla aveva vaticinato ai Romani che, per ottenere la vittoria, dovevano portare la Grande Madre a Roma; i Romani furono indotti dall’oracolo di Delfi ad andare a Pessino, dove trovarono una pietra raffigurante la dea, che portarono con loro imbarcandosi per Roma ma, giunti alla foce del Tevere, la nave si incagliò. Qui entra in scena Claudia Quinta, giovane integerrima ma ingiustamente accusata di non essere casta, che invoca la Bona Dea Cibele per dimostrare a tutti di essere vergine: dopo l’invocazione tira delicatamente la cima e la nave si disincaglia provando a tutti, col potere di quel prodigio, la sua virtù. [BM&L-Italia, novembre 2022].

 

Notule

BM&L-26 novembre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Frederich Nietzsche, Frammenti postumi. Fine 1882, Opere vol. V, t. 1, p. 530, Adelphi

[2] Salvatore Natoli, La felicità di questa vita, p. 52, Oscar Saggi Mondadori, Milano 2001.

[3] Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali (1759), p. 466, Rizzoli, Milano 1995.

[4] Nel gennaio 2018, grazie al supporto di Rainforest Trust, SAVE Brasil ha comprato il terreno dove vivevano in origine le tortorine, istituendo una riserva naturale.